mercoledì 18 ottobre 2017

PERICOLO NUCLEARE

Esperimenti radioattivi approvati dai Ministeri: anche la Regione Abruzzo sapeva

Nuovi documenti smentiscono Regione e Laboratori

ABRUZZO. L'uso della potente sorgente radioattiva al Gran Sasso è stata autorizzata da un decreto del Ministero dello Sviluppo Economico su richiesta avanzata il 27 novembre 2014 dai Laboratori. La Regione è coinvolta per legge nell'iter e dunque conosce tutte le carte ma non le mostra, così come non sono stati pubblicati tutti gli altri documenti.

La Mobilitazione per l'Acqua del Gran Sasso oggi divulga una slide del ricercatore Gioacchino Ranucci dell'INFN che in una presentazione allo Scientific Committee dell'INFN dell'11 aprile 2016 mostra l'incipit del Decreto del Ministero dello Sviluppo che, in accordo con il Ministero dell'Ambiente, ha rilasciato l'autorizzazione all'uso della sorgente radioattiva.
Ebbene, si fa riferimento all'articolo 28 del Decreto 230/1995 che regola la materia.
La norma è chiara e prevede il coinvolgimento della Regione in due momenti. L'ente viene "sentito" prima del rilascio e il Decreto viene inviato al Presidente della Regione e al Sindaco.
D'altro lato sia in questa slide sia in un'altra (sempre Ranucci allo Scientific Committee del LNGS del 29/04/2015), il ricercatore riporta il coinvolgimento della Regione Abruzzo tra gli enti a cui è stata chiesta l'autorizzazione.
«La Regione ha questi documenti? Che parere ha espresso a suo tempo? D'Alfonso ha ricevuto copia del Decreto?», si domanda oggi Augusto De Sanctis all’indomani delle parole del vice presidente Giovanni Lolli che ha detto di non saperne nulla e di non essere stato avvertito dai Laboratori circa il carico-prova arrivato il 10 ottobre scorso di cui si è iniziato a parlare solo dopo la notizia pubblicata da PrimaDaNoi.it.    
Domande che potrebbero trovare risposte immediate vista la forte propensione nella pubblicazione di documenti (accuratamente scelti) da parte del presidente D’Alfonso sul suo profilo Facebook. Pubblichi tutto quello che ha sull’esperimento così da dare immediatamente la possibilità a tutti i cittadini di approfondire e capire.  
«In questa vicenda», aggiunge De Sanctis, «oltre alla totale assenza di trasparenza e partecipazione, purtroppo ci tocca leggere reazioni scomposte con dichiarazioni che paiono inverosimili. È il caso del Direttore Ragazzi che ora parla di decisioni francesi sulla sorgente di Cerio144 evocando addirittura potenziali accordi degli stessi con altri stati per usarla altrove.  A parte che in decine di documenti ed atti si parla solo di uso al Gran Sasso, la Mobilitazione è in grado di rivelare il bilancio dell'esperimento (a pag. 4) dove emerge chiaramente che l'INFN si fa carico di 1,8 milioni di euro per la sua produzione sul totale di 2,9 milioni di costo. Cioè la maggior parte, 2/3. Il resto ai francesi. L'accordo esiste già, ma è tra INFN e francesi. Inoltre un importante finanziamento viene dalla Commissione Europea e il proponente a cui è stato assegnato per fare l'esperimento ai Laboratori del Gran Sasso è un ricercatore dell'INFN. Questo ente ha pure dato mandato alla sua ragioneria di pagare ai francesi 242.736 euro per il trasporto della sorgente radioattiva».
Tutte carte che andrebbero rese pubbliche per capire, valutare e controllare scelte e spese che consentono gli esperimenti scientifici che pure dovrebbero sottostare alle leggi vigenti.
Purtroppo, invece, ci si preoccupa di fornire e diffondere pubbliche dichiarazioni che sono in palese contrasto con i pochi documenti emersi a fatica, ingenerando una confusione da giorni il che fa sorgere il sospetto sempre più insistente che lo scopo è quello di agevolare la confusione.
Magari l’obiettivo politico è quello di arrivare ad uno scontro muro contro muro e riproporre scenari già visti di mobilitazione popolare contro le istituzioni reticenti e sorde.
«Perchè Ragazzi sostiene per due volte - la prima quella relativa al fatto che l'esperimento era ancora tutto da decidere - tesi totalmente infondate che possiamo smentire con facilità? Chi è che parla cercando di sviare? Come mai non si è parlato tranquillamente alla popolazione di questo esperimento per anni? Forse perchè si è consci dei rischi?», aggiunge De Sanctis, «non parlare delle potenziali conseguenze di questo esperimento in caso di incidente è un atteggiamento oscurantista e anti-scientifico. Stiamo leggendo alcune reazioni che paiono addirittura isteriche fondate su elocubrazioni prive di qualsiasi basi tecniche. Da tempo l'ipse dixit e le ipotesi di lesa maestà scientifica non dovrebbero essere patrimonio proprio di chi fa ricerca e di chi ha responsabilità per la comunità».

Il movimento della Mobilitazione per l’Acqua del Gran Sasso ribadisce che in caso di incidente  la sorgente radioattivo in arrivo a metà 2018 potrà rilasciare le stesse emissioni andate nell'oceano Pacifico con Fukushima secondo la IAEA.
«Possono smentire questo dato? Possono dire: se il materiale esce per qualsiasi causa - e siamo in territorio sismico in un laboratorio già ora classificato dalle leggi come a Rischio di Incidente Rilevante - non accade nulla? 100.000/150.000 curie nell'ambiente sono zucchero? Mettere la sorgente sotto centinaia di tonnellate di idrocarburi in sotterraneo è un modo tranquillo di gestire materiale altamente radioattivo? No, non possono e quindi si ricorre alla fantasia oppure addirittura alle libere interpretazioni fondate sul pregiudizio anti-scientifico».

http://www.primadanoi.it/gallery/abruzzo/574602/esperimenti-radioattivi-approvati-dai-ministeri-anche-la-regione-abruzzo-sapeva.html